Non è il Toro a volere vendere i giocatori, sono loro che se ne vogliono andare

E poi, diciamocelo in tutta franchezza, non è che questi giocatori granata abbiano poi tutte queste richieste di mercato, tranne pochi bravi elementi che si possono contare sulle dita di mezza mano, gli altri non sono in grado di entrare nei sogni delle squadre che producono il calcio che conta. Purtroppo è sempre la solita storia che si ripete tutti gli anni di questi tempi, la stessa lamentosa litania che invade la mente dei tifosi granata che si vedono deludere ogni residua speranza di cambiamento. Ma cambiare che cosa, quando a mister Juric (che non sappiamo quanto resista ancora) gli si dà l’opportunità di fare le nozze con i fichi secchi. Ma questo è il Toro costruito se tutto va bene per restare lì, in mezzo alla classifica più bassa che alta, nella speranza di non restare – come spesso successo – di non arrivare con l’acqua alla gola. E non capiamo come mai questa società non sia appetibile da nessuno, quando vediamo un Palermo (con tutto il rispetto per questa squadra che ha saputo ritornare in Serie B, ed accendere gli entusiasmi sopiti per lungo tempo della città siciliana) la cui società è stata acquisita per l’80% delle quote del club dalla City Group, una società anglo – araba già proprietaria del Manchester City. E che sarà mai questo investire e far rinascere la città siciliana, là dove si è subito saliti in Serie B con le premesse della massima serie in un paio d’anni e il progetto di un nuovo centro sportivo. Sono gli sceicchi e Al – Mubarak con sede nel Regno Unito che detiene la proprietà di dieci club. E allora ci domandiamo, quale pensiero è stato fatto per un investimento così importante e chiaro nelle sue aspirazioni, che non si trovi nel Toro? Mah, chissà perché! E a questo punto pensiamo che più del fatto che Cairo non voglia vendere il Toro, ci sia di fatto la verità che la società granata, nonostante tante parole, non sia incredibilmente appetibile da chi il potere contrattuale ce l’ha ma senza la dovuta convinzione si fa avanti: perché? E’ un discorso vecchio come la notte dei tempi, antico come quel calcio che non c’è più e che la storia racchiusa nella vasta letteratura del Grande Torino sembra quasi albergare in una romantica nicchia destinata a pochi eletti. E intanto il tempo scorre tra contestazioni e mugugni che non cambiano la sostanza di un Torino F.C. che è in Serie A e tanto basta. Comunque sia, comunque si rinnovi una storia già vecchia e troppo ripetitiva. Nulla cambia. Lo sappia anche mister Juric, se mai non l’avesse ancora capito.

Salvino Cavallaro          

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